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Zeineb. — Dovete,» disse il Persiano, «sposare mia figlia e la sua schiava che v’hanno restituito all'umana sembianza,» Appena finiva di parlare, si sentì bussare alla porta; era Kamaryeh, la figlia di Esdra. — Che venite a far qui?» le chiese Alì. — A sposarvi,» rispose, «poichè ora sono fedele musulmana. Non v’ha altro Dio che Dio, e Maometto è il suo profeta! Vi porto per dono di nozze la mia veste, che tanto bramate, il diadema ed il mio sacco da lavoro, e di più vi presento la testa di mio padre. Egli ricusò di abbracciare la vera fede; ma io dico: Non v’ha altro Dio che Dio, e Maometto è il suo profeta! — Veggo bene,» disse il Persiano, «che bisogna andar ad esporre il nostro affare al califfo, onde sapere a chi Alì debba appartenere. —

«Nel frattempo, avendo il giovane avuto bisogno di scendere, udì passare per via un mercante di confetti, ed essendo ghiottissimo di dolci, lo fece entrare per mangiarne. Ma quel mercante di confetti era un vero scellerato che non vendeva se non oppio col quale turbava l’intelletto della gente per poi derubarli. Appena Alì n’ebbe assaggiato, smarrì a un tratto i sentimenti. Il mercante gl’involò gli abiti e le gioie di Kamaryeh che aveva prese, ma non godè a lungo del suo furto; chè fatti alquanti passi, fu incontrato da un cadì che l' arrestò, e che insospettitosi del volume straordinario della sua borsa da confetti, la visitò, e vi trovò gli abiti di Alì e le gioie di Kamaryeh. Esaminaronsi quindi i dolci, e si scoprì che contenevano oppio in gran dose.

«Bisogna ora sapere chi fossero questo mercante di confetti ed il cadi. Il primo era Ahmed-al-Lakit, nipote di Zeineb, il quale, ad esempio dell’avola e di sua zia, esercitava tratti di destrezza. Avevano esse immaginata quell’astuzia per procurar di scoprire Alì e rubargli i diamanti di Kamaryeh, se li