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e l’assaggiò; — Ah!» sclamò tosto, «le mie colombe vivono ancora: non è questa la loro carne; le aveva nutrite con semi misti al muschio, e le riconoscerei all’odore ed al gusto che ne avrebbero conservato. — Or bene,» disse Sciuman, «non dissimuleremo più a lungo con voi: vi saranno rese le vostre colombe, se vorrete dare Zeineb in matrimonio ad Alì Argento-Vivo. — Non mi oppongo,» rispos’ella; «ma mio genero deve meritare la figlia mia con un procedere onesto, e non cercare di farsene padrone con superchierie. Restituitemi le colombe, ed allora potremo trattare. — — «Le rese Alì le colombe, e la sollecitò a spiegarsi chiaramente. — Non mi oppongo a queste nozze,» rispos’ella; «ma bisogna che chi vuole sposar mia figlia si rivolga a suo zio, il pescatore Serik, mio fratello. — L’inferno confonda te e tuo fratello!» sclamò Sciuman. — Sia,» riprese quella; eppure è a questa sola condizione che potrà aver luogo la faccenda.» E sì dicendo, uscì dalla casa, portando seco le colombe. — Perchè maledite così suo fratello? .» chiese Alì Argento-Vivo a Sciuman, partita che fu Delileh. — Ah! voi non conoscete codesto Serik,» rispose questi; «non v’ha forse furbo eguale: è un vecchio scaltro che ruberebbe il kohol1 degli occhi della luna. Basta raccontarvi una sua astuzia per tirar avventori, e smerciare il suo pesce. Sospese all’ingresso della bottega, con una cordicella di seta, una borsa di mille zecchini, gridando: «Furbi e ladri dell’Egitto, e voi, ingegni abili e scaltri del-

  1. Il Kàhol è una polvere nera sommamente fine, composta in gran parte d’ossido di zinco, che le donne d’Asia pongonsi per civetteria all’orlo delle palpebre, servendosi d’un pennellino leggero, con cui prolungano il tratto alquanto al di là dell’angolo esterno dell’occhio, dando così a’ loro sguardi un misto squisito di vivacità e languore.