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ch'essi mi raccomandarono ai loro amici, di maniera che in pochi giorni mi trovai padrone d’un capitale di mille zecchini. Allora pensai alla partenza, poichè, per quanto bene si stia in un paese straniero, si sta sempre meglio nella propria patria. Disse un poeta: «Il soggiorno del viaggiatore nella terra straniera è simile ad un edifizio costrutto sulla rena; il vento soffia, il palazzo crolla, il viaggiatore lo abbandona.» Andai ad accomiatarmi dal mio benefattore, il quale mi diede cento zecchini, una mula, ed una lettera per Ali Argento-Vivo, del Cairo, e m'incaricò di dirgli che l'antico suo collega ed amico Abmed-ed-Deouf stava in gran favore presso il califfo. Egli è dunque l’uomo il quale, per una sola tazza che bevve come te, mi colmò di benefizi e mi diede persino lettere di raccomandazione. Ma da alcuni giorni che sono qui, non ho ancor potuto riuscire a rimettere la mia lettera al suo destino. — Si rallegrino i tuoi occhi ed il cuor tuo si dilati!» disse Ali; «hai incontrato l'uomo: io sono Ali Argento-Vivo. Dammi la lettera.» L’aquaiolo gli rimise la lettera, che conteneva quanto segue: «Vi scrivo questi fogli che vi saranno recati dai venti. Se fossi uccello, volerei a voi; ma come potrei votare, se mi furono tagliate le ali? Il prevosto Ahmed-ed-Deouf saluta il suo caro amico e compagno Ali Argento-Vivo, del Cairo. Lodata sia la susta del mio ingegno! io mi sono aperta la carriera degli onori. Il califfo mi ha affidato il comando de' suoi uffiziali di polizia, de' quali è capo Alidos il Camello. Cammino alla destra del Commendatore de’ credenti, ed il mio compagno Hassan Sciuman alla sua sinistra. Se vuoi seguire il mio consiglio, vieni, figliuolo, vieni a Bagdad; giuocaci qualche gherminella del tuo mestiere, e ti prometto un posto ed un trattamento ragguardevole quanto il nostro. Ti saluto.»