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voleste ascoltarmi,» rispose il portatore, «non metterò molto tempo a raccontarvi la mia storia. Mio padre, ch’era sceik degli aquaiuoli del Cairo, mi lasciò per eredità cinque camelli, una casa ed una bottega. Intrapresi un viaggio alla Mecca, durante il quale ebbi la disgrazia di perdere i miei camelli che perirono di fame. Costretto a prendere denaro in prestito, in poco tempo mi trovai con dugento zecchini di debito. Non osando, per timore dei creditori, tornare al Cairo, mi unii alla caravana di Siria, andai a Damasco, ad Aleppo, e giunsi in fine a Bagdad, dove mi recai dallo sceik degli aquaiuoli, al quale narrai la mia disavventura. Mi diede egli una bottega, ed io mi misi ad esercitare a Bagdad il mestiere che faceva al Cairo; ma trovai gran differenza, poichè in questa eittà poche persone hanno sete, ed anche il picciol numero che beve paga malissimo. Un giorno che me n’andava a caso, incontrai una torma d’uomini che marciavano in due file; portavano lunghi bastoni in mano, ed in testa ornamenti di perle e cristalli. — Chi sono costoro?» domandai. Mi risposero ch’erano gli officiali di giustizia d’Ahmed-ed-Deouf, uno de' capi del divano e della polizia di Bagdad, che tornava a casa, accompagnato dal suo collega Hassan Sciuman.

«Aveva colui, che mi faceva questo racconto, finito appena di parlare, che Ahmed-ed-Deouf comparve e mi chiese da bere. Gli presentai pieno il bicchiere, ed egli lo sparse a terra. Altrettanto fece una seconda volta; ma la terza bevve come un gran signore, e precisamente come faceste voi. Poi mi domandò chi fossi, e narrata che gli ebbi la mia storia, mi donò cinque zecchini, e quindi voltosi alla sua gente, disse: — Raccomando alla vostra liberalità quest’uomo.» Ciascuno mi diede una pezza d’oro, e quello che mi riuscì ancor più vantaggioso fu