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più non nè restava una sola pezza. — Che fai tu qui?» gli chiese. — Grazie a Dio,» rispose l’asinaio, «vostra madre ed io abbiamo salvato dalle mani de’ creditori tutto ciò che si trovava qua entro. — Cosa mi vai contando?» riprese il tintore; «mia madre è morta da un bel pezzo, ed io non ho debiti con nessuno. — Ah! so tutto,» rispose l’altro. «Non mi farete più un mistero del vostro fallimento. Ma intanto, riconducetemi il mio asino dalla casa di vostra madre.» Montò il tintore in gran furia, e si pose a strigliare il padrone dell’asino, interrogandolo sulla vecchia. Il povero asinaio non perdeva il tempo, e non cessava di chiedergli la sua bestia. In breve la gente si affollò loro intorno, e quando li ebbero in fine separati, ciascuno raccontò il fatto per dimostrare che la ragione stava dalla sua parte. — Ma conoscete la vecchia?» si chiese al tintore, — Credo di conoscerla,» rispose; «sua figlia ed il figlio suo dimorano da stamane in casa mia. — Bene,» dissero gli astanti, «potrete facilmente ritrovare l’asino e le merci. —

«Mentre il tintore e l’asinaio contrastavano in tal modo, la moglie dell’emiro ed il giovane mercatante stavano nella più viva aspettazione, quella di rivedere il figlio del santo sceik Padre-dei-Fardelli, questi di conoscere la futura sposa. In fine, non potendo il giovane contenersi più a lungo, salì alla camera dov’era la giovane dama. — Buon giorno, fidanzata mia,» le disse; «dov’è la dote della quale m’ha parlato vostra madre? — Mia madre è morta da gran tempo,» rispose quella; «ma la vostra mi ha promesso che in breve sarebbe comparso il sant’uomo Padre-dei Fardelli. — Come!» riprese Adi Hassan, «la vecchia che mi ha portato via gli abiti non è vostra madre? Stupisco! — Nè io meno di voi se non è vostra madre. — Orsù, senz'altre chiac-