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più piccola appartiene alla Camera superiore.» Prese Delileh le tre chiavi, recossi alla casa del tintore, ed aperta la porta, fece entrare la moglie dell’emiro, dicendole: «Figliuola, ecco la casa di mio zio, il santo sceik Padre-dei-Fardelli. Vado ad annunziargli il nostro arrivo; intanto salite pure.» La donna in fatti salì; entrato quindi il giovane mercatante, Delileh gli disse: — Attendete sotto il vestibolo, finchè vi faccia vedere mia figlia.» Poi recossi alla consorte dell’emiro, impazientissima di vedere lo sceik. — Viene subito,» le disse; «ma devo prevenirvi che sarà accompagnato da suo figlio, al quale una pietà troppo esaltata sconcertò alquanto il cervello. Va seminudo, e non può soffrire che gli altri siano vestiti diversamente. Allorchè si offre a’ suoi sguardi una dama adorna come siete ora voi, le si precipita addosso, e le strappa gli orecchini e tutti i suoi gioielli. Se volete seguire il mio suggerimento, e ve ne troverete contenta, levatevi tutto e datelo a me che lo custodirò.» La giovane dama, semplice quanto bella, acconsentì senza difficoltà. Si levò tutti gli abiti fin alle sottane, e il diede alla vecchia che ne fece fardello. Tornata pel al giovane, il quale ardeva del desiderio di vedere la fidanzata, come gli aveva promesso la futura suocera, Delileh gli si accostò battendosi il petto. — Imparate,» gli disse, «cos’è l’avere vicini gelosi! Appena hanno saputo ch’io stava per maritare mia figlia, le insinuarono che il suo fidanzato era coperto di rogna e di lebbra. Feci inutilmente ogni sforzo per levarle di capo tal idea; ma non sono pervenuta a rassicurarla se non promettendole di farvi vedere a lei nudo, del pari che mi sono impegnata a mostrarvela nello stato medesimo. — Ebbene,» disse il giovane, «non ha che a venire a guardarmi per disingannarsi.» In pari tempo si levò la pelliccia e la cintura nella quale stavano le mille pezze d’oro, non conservando