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nirmi degli abili nuziali onde vuol abbigliarsi per ricevere suo marito.» E subito inoltratasi sotto alle finestre, si mise a recitare preghiere ad alta voce. — Ecco,» disse la giovane consorte dell’emiro, «una santa donna ricolma dei favori del cielo, e le cui preci mi possono essere utilissime. Andate,» continuò, dirigendosi alle schiave, «baciate le mani al vecchio sceik, nostro portinaio, e pregatelo, a nome mio, di lasciar entrare la santa donna.» Eseguirono le schiave l’ordine della padrona, ed il portinaio inoltrassi verso Delileh, cui pur prendeva per una santa, talchè voleva baciarle le mani; ma essa vi si oppose. Il portinaio, il quale da tre mesi non aveva toccato nulla del suo salario, pregò la vecchia di versargli sulle mani alcune gocce della sua acqua per portargli benefizio in questa e nell’altra vita, e Delileh, sturato il vaso, versò coll’acqua le tre pezze d’oro postevi dentro. Prese il portinaio le tre monete per rendergliele, ma: — Dio mi guardi dal riprenderle!» disse la vecchia; «io non attribuisco nessun pregio alle ricchezze del mondo. Il cielo vi ha destinato quel denaro; ricevetelo a conto di ciò che vi deve il vostro padrone. — Ecco,» disse il portinaio, «ciò che si chiama una santa e degna donna.» E si affrettò a farla entrare in casa; La moglie dell’emiro comandò che si recasse a Delileh qualche cibo; ma questa dichiarò solennemente di osservare un continuo digiuno e non mangiare che tre volte l’anno. — Non sono venuta qui,» soggiunse, «se non nell'intenzione di sapere la causa del vostro cordoglio e mettervi rimedio, se il cielo me ne voglia accordar la grazia.» La giovane raccontò allora quant’era accaduto tra essa ed il marito, cosa che la vecchia già sapeva, avendo inteso il tutto dalla strada.

«— Figlio,» le disse Delileh, «non posso darvi altro consiglio che quella di andar a consultare mio zio