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poichè, senza il vostro strattagemma, non avremmo vinto Berkan ed il re Azzurro, e saremmo perduti senza rimedio.» Gharib lo ringraziò della sua cortesia ed accostassi a Stella-del-Mattino, della quale s’invaghì sì perdutamente da dimenticare non solo la principessa di Persia, ma anche Mahadiyeb, oggetto de’ suoi primi amori.

«Stella-del-Mattino era figlia d’una principessa della China rapita altre volte dal re Azzurro, la quale avevalo reso padre di questa fanciulla. Morì la donna quaranta giorni dopo la nascita della figliuola, allora in età di diciassette anni. Nella sera stessa vennero celebrate le nozze, e Gharib fu al colmo della felicità, rinvenendo nella sposa una verginella che possedeva ancora intatto il tesoro della sua innocenza. Fece poi adeguare al suolo il palazzo dopo averne ricavato, senza contare gli altri tesori, mille piastre d’argento; Merasce confiscò il resto delle ricchezze di Berkan e tornò nella sua capitale. Chiesegli Gharib il permesso di riedere ne' suoi stati. — Per Dio e per Abramo suo diletto,» disse Merasce, «voglio accompagnarvi io stesso!» Il giovane ringraziollo di sì gran favore e lo pregò di dargli per unica scorta i due fedeli geni Koheilan e Kordian. Merasce comandò loro d’assoggettarsi agli ordini del mortale, e questi si preparò alla partenza. — Prendete,» disse Gharib ai due maredi, «la mia sposa Stella-del-Mattino ed i miei tesori, mentr’io salirò sul cavallo alato. — No, fratello, quel cavallo alato non può vivere se non nel paese dei geni, e toccando la terra degli uomini morrebbe. Ma ve ne darò un altro che scorre sulla terra come un lampo.» Fu confidato ai due maredi il fardello, e Gharib prese congedo dal re non senza versare molte lagrime. — Son desolato,» gli disse Merasce, «di lasciarvi partir solo: vi darei con piacere almeno centomila maredi coi quali po-