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Dio che Dio, ed Abramo è il suo profeta!» Gharib li istruì a pregare, e Merasce fu al colmo della gioia. Avendogli poi il giovane narrate le sue avventure, il re dei geni promisegli di farlo ricondurre ne’ suoi stati, e chiamati due maredi, uno dei quali avea nome Koheilan e l’altro Korgian, comandò loro di recarsi all’Yemen per fargli un rapporto esatto sulla condizione di quel paese.

«Ma vediamo che cosa era accaduto dopo la partenza di Gharib col fratello. Si seguirono le loro orme, e scopertine i cavalli nella valle delle Fontane, invano per tre giorni e tre notti vi si cercarono i principi. Allora Gemerkan mandò corrieri da tutte le parti, e sino ne’ paesi più rimoti, per aver notizie di Gharib e di Sebmalleil. Intanto, la nuova della scomparsa dei due fratelli giunse all’orecchio di Agib, che trovavasi allora presso Yareb, figlio di Kahtan, e volendo approfittare dell’occasione per rientrare ne’ suoi stati, lo stesso re Yareb gli diede dugentomila uomini per accompagnarlo nell’impresa. Simile esercito, molto più numeroso delle truppe di Gemerkan, le assediava nella capitale di Omman, nè avrebbero esse senza dubbio potuto reggere a lungo, se i due maredi, mandati dal re Merasce per vedere in qual situazione si trovasse il paese d’Omman, non fossero giunti a proposito in aiuto dei credenti; nel momento in cui versavano in estremo pericolo. Subito cominciarono la zuffa colle loro sciabole, lunghe venticinque piedi e larghe cinque. Vortici di fuoco uscivan loro dalla bocca e dagli orecchi, e colle grida scuotevano le montagne, dicendo: Dio è grande! deprime gl’infedeli per mano del suo diletto Abramo e quella di noi, che siamo i servi di Merasce, re dei geni.» Fecero un’orribile strage, e gl’infedeli, credendo che tutte le montagne all’intorno fossero piene di geni, si diedero alla fuga. I maredi li inse-