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una freccia, per la cui piaga morì? — Io non so chi abbia ucciso vostro figlio,» insistè Gharib, «ma vi giuro pel Dio massimo, unico, eterno, onnipotente, e per Abramo suo diletto, che noi non abbiam veduto niun uccello!» Merasce, da tal giuramento, conobbe che Gharib era musulmano, poichè credeva in Dio ed in Abramo; il re e tutta la sua corte erano adoratori del fuoco, al quale prestavano un culto regolare.

«Essendo l’ora della preghiera, fu portato un tenur d’oro1, nel quale accesero un gran fuoco; su cui sparsero profumi di varie sorta, che sollevaronsi in fiamme azzurrognole, gialle e rosse. Prosternatisi Merasce e tutti i geni, fecero le preci d’uso, ma non avendovi Gharib e Sehmalleil presa nessuna parte, avvistosene il re: — Cani!» gridò loro, «perchè non pregate con me? — Maladetta la tua religione!» rispose Gharib. «Non devesi adorare che il Dio unico, che trasse il mondo dal nulla, fa sgorgare dalle rupi le fresche sorgenti ed i figli degli uomini dal seno della madre; il signore di Noè e di Houd, di Saleh e di Abramo, suoi diletti; il creatore del paradiso e dell’inferno, del cielo e della terra; il Dio unico, vendicatore!» A tal discorso, Merasce, trasportato dalla rabbia: — Si gettino questi due cani sul fuoco!» gridò. Ma nel medesimo punto,

  1. Il tenur è un gran vaso di bronzo, entro il quale accendesi il fuoco, oppure si riempie di brace, e che gli Orientali adoperano per riscaldare gli appartamenti. In Turchia, dove la voce tenur pronunziasi tendur, collocasi questo vaso sotto una tavola chiusa con due o tre coperture sotto le quali si accosciano le donne. Nell’appartamento degli uomini non v’ha che il tenur, il quale ordinariamente chiamasi mangal, e non ha altra copertura che un coperchio dello stesso metallo. Questi mangal, o, per dar loro il vero nome arabo, questi tendur, sono appo i grandi signori turchi d’un lusso straordinario; il capitano pascià Hossein ne aveva uno di color rosso scuro, che costava 50.000 piastre.