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nella stessa camera del fratello, quando d’improvviso si mise con tutta forza a gridare. — Che cosa avete, fratello?» domandò Sehmalleil. «Svegliatevi; qual sogno spaventoso vi turba? — Ah!» rispose Gharib destandosi, e son pieno di terrore! Sognava di essere in una valle solitaria: due uccelli di rapina, di mostruosa grossezza, tali ch’io non ne ho mai veduti in vita mia, col rostro acuto come una lancia, piombarono su di noi, ed appunto nel difendermi mi son svegliato. — Tenetevi in guardia, » riprese Sehmalleil; «non si può sapere cosa questi sogni spaventevoli presagiscano.» Gharib non potè chiuder occhio per tutta la notte, e la mattina si alzò molle di sudore. — Fratello, » disse a Sehmalleil, «è assolutamente d’uopo che faccia un viaggio di dieci o dodici giorni per iscacciare l'impressione prodotta su me da quel sogno funesto: mi accompagnerai tu? — Sì! ma fatevi anche scortare da una guardia di mille cavalieri. — No, no, » riprese Gharib, «sarebbe per me un vincolo; percorreremo il paese incogniti. —

«Si posero in via, e passando sempre da prato in prato, giunsero in una valle magnifica, dove sostarono per riposare. Alberi popolati da usignuoli e colombe circondavano quella valle come una densa cortina: le più deliziose frutta invitavano a coglierle, ed il mormorio d’una sorgente cristallina pareva chiamar i passeggeri a riposare sulle sue sponde per gustarvi le delizie del sonno. I due nostri viaggiatori non seppero resistere al duplice incanto, e fatto il loro pasto, si addormentarono. Ma, ad un tratto, due geni della specie dei maredi impossessaronsi di loro, sollevandoli in aria. Gharib e Sehmalleil rimasero spaventatissimi, allo svegliarsi, di vedersi tra cielo e terra negli artigli di due demoni, uno de’ quali