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sioni, le tenere proteste e le premure. Quando l’amore è padrone del cuore, è possibile d’esser civetta? La principessa porgeva la mano a Zahide, le diceva una tenera parola, o la guardava con dolcezza, ma tosto rimproveravasi un’azione che non aveva neppur commessa. Essa cercava distrarla dal suo amore facendole ora osservare una schiava, sia per applaudirla, sia per criticarne la danza, la figura od i talenti, ed ora lodava un pezzo di musica o le parole d’una strofa.

«Talvolta Zahide si prestava, per pietà, ai sotterfugi ispirati dall’amore, amandone troppo il motivo per non usarle quella compiacenza. Frattanto, onde convincersi della felicità di suo fratello, ora la ringraziava della sua bontà, ora spiegava in proprio favore il discorso ed il gesto più indifferente, e quel procedere metteva alla disperazione la principessa, tanto più che Zahide aveva egualmente rifiutato d’abbandonarsi alla seduzione, che i vini squisiti, cui le si presentavano di continuo, potevano cagionarle: era una risorsa che la principessa aveva ordinato alle sue schiave di non trascurare.»

Scheherazade, costretta dai primi raggi mattutini ad interrompere il racconto, lo ripigliò all’indomani in codesti termini:


NOTTE DLIX


— Giunta l’ora di ritirarsi, la principessa propose, secondo l’usato, una nuova schiava allo straniero, ma questi la rifiutò come un insulto. La principessa ne fu allarmata, insistette sulla legge con molta asprezza, e Zahide rispose: — Sultana de’ miei pensieri giacchè