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valiere amalecita, discendente di Scedad, figlio d’Aad, ed armato d’una mazza di ferro, corse addosso a Gharib, ch’ebbe d’uopo di tutta la sua destrezza per evitare il colpo che, se l’avesse colto, lo avrebbe atterrato. Egli però rispose all’avversario con altro colpo di clava che gli spezzò il cranio, sorte ch’ei fece subire al secondo, al terzo, in somma a tutti quelli che si presentarono dopo.
«Allora uscì dalle file l’emiro Sansone, e: — Cane d’Arabo, » gli gridò, «chi sei tu che osi misurarti coi miei cavalieri? — Bada a te, » rispese l’eroe; «olà, ritirati!» E combatterono a lungo a piedi ed a cavallo: i colpi succedeansi con incredibile rapidità; ma infine Sansone cadde sotto gli sforzi di Gharib. Nel medesimo istante però tutti gli Arabi precipitaronsi su di lui per vendicare la morte del loro emiro; Gharib non perdette il cervello, chè non cessava di gridare: Abramo! Abramo! e Allah Akbar! — Che cosa significano mai queste parole?» chiedeansi i nemici. «Qual maravigliosa potenza hanno esse perchè ne abbandonino così le forze ed il coraggio? Non avevamo ancor mai udito grido di guerra sì terribile; cessiamo dalla pugna, e consultiamo sul partito da prendere.» Deposte le armi, scelsero dieci di loro per andar da Gharib.
«— Chi adorate voi?» chies’egli ad essi. — Noi discendiamo da Noè, » risposero, «ed adoriamo la Necessità ed il Tempo. — Come!» sclamò Gharib; «non adorate il Dio creatore del cielo e della terra, il Dio che innalzò le montagne, ed ha ornati gli alberi di verzura; che fa scaturire le fonti dal seno delle rupi, che provvede alla sussistenza degli animali in mezzo ai deserti, che è il Dio vendicatore ed unico?» Tali parole toccarono il loro cuore. — Saremo felici, » gridarono, «se vorrete farci abbracciare la sua religione. — Ebbene, dite: Non v’ha altro Dio che