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mente riescire.» Piacque il consiglio, ed allorchè Gharrib presentossi all’assemblea per domandare la mano di Mahadiyeh, Mardas gli disse: — Figliuolo, ho giurato per le immagini di tutti gli Dei1, di non concedere mia figlia se non a chi mi vendicherà de’ miei nemici. — Non avete che a parlare, padre mio,» rispose Gharib; «qual regione debbo devastare? di qual re è d’uopo recarvi il capo? — Aveva un figlio, » riprese Mardas, «il quale, smarritosi un giorno ch’era andato a caccia, fu in una valle incontrato da un nero gigante alto settanta palmi, che lo divorò co’ suoi cento compagni, tranne un solo che venne ad annunziarmi la funesta novella. Giurai allora di non dare mia figlia se non a chi mi vendicasse di quel gigante. — Me ne prendo l’incarico, » sclamò Gharib; «ma giuratemi di concedermi la mano di Mahadiyeh.» Mardas glie lo giurò alla presenza di tutta la tribù, e Gharib si sentì trasportato di gioia.

«Subito la mattina appresso, salì a cavallo, e gli si unirono dugento de’ suoi giovani compagni d’armi, per partecipare alla gloria ed ai rischi della pericolosa impresa. Era da tre giorni in cammino, allorchè la sera del quarto fermaronsi appiè d’un’alta montagna. Durante la notte, Gharib, lasciati i compagni, salì sul monte in cerca di qualche avventura, e vide un lume uscire da una grotta scavata nel fianco della rupe; vi entrò, e trovò un vecchio, dell’età di trecento anni almeno, cogli occhi coperti da folte sopracciglia e la bocca da lunghissima barba. Lo sceik, inoltrandosi verso Gharib, gli volse queste parole: — Non sei tu uno di quegl’infedeli che adorano idoli di pietra, invece del vero Dio, che è il Signore ed il Creatore del giorno e della notte?

  1. Prima della predicazione di Maometto, gli antichi Arabi adoravano gl’idoli, e sacrificavano anche vittime umane.