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a tutti quelli che non caddero sotto la sciabola. Il solo Sehmalleil si salvò colla fuga, e tutto grondante di sangue venne arrecare alla sorella Mahadiyeh la nuova del funesto combattimento.
«Aveva Sehmalleil accompagnato il padre senza essere partecipe della trama ordita contro la vita di Gharib, ed allorchè sua sorella, la quale sospettava lo scopo di quella spedizione, gli fece parte delle sue congetture, ne risenti la più violenta indignazione. — Non v’ha che Gharib, il quale salvar possa mio padre!» sclamò egli. Corse da lui, balzarono ambedue a cavallo, e si diressero verso il luogo dove Mardas era stato attaccato: in mezzo alla notte udirono nitriti di cavalli. — Eccoci giunti, » disse Gharib al fratello; «tieni il mio destriero per la briglia; io andrò alla scoperta.» E passando fra i nemici immersi in profondo sonno, giunse felicemente sino a Mardas, legato ad un palo della tenda, ed il quale lo scongiurò, per gli occhi di sua figlia, a fargli ricuperar la libertà. — Ben v’acconsento, » rispose Gharib, «se la mano di Mahadiyeh ne sia il premio.» Mardas glie la promise con solenne giuramento. Allora il giovane, slegato Mardas e cento altri cavalieri in silenzio:
— Prendete i vostri cavalli, » disse loro, «e svegliate i nemici col grido di guerra della tribù di Kahtan.» Fu seguito il consiglio; cominciò la strage, e tutti quelli risparmiati dalla sciabola, caddero prigioni. La tribù intiera, uomini e donne, vennero incontro a Gharib per salutarlo qual vendicatore e liberatore dei loro parenti. Ma quella luminosa azione, lungi dall'ispirare a Mardas sentimenti di benevolenza pel giovane, non fece che maggiormente irritarlo ed accrescerne l’invidia. — Come potremo, » disse a’ suoi consiglieri, «negargli la mano di Mahadiyeh? — Incaricatelo;» risposero essi, «di qualche impresa nella quale non possa che difficil-