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cuore e turbata la ragione» — Quella beltà, » riprese il visir, «è la figlia del sultano; se l'amate, non avete che a chiederla in matrimonio. Son certo che, ve raccorderà senza difficoltà veruna; ed anzi, per evitarvi questo passo, m’incarico di farne la proposta a sua maestà. Sire,» disse poi, volgendosi al re, «Giuder brama di stringere anche coi vincoli del sangue l’alleanza d’amicizia che esiste tra voi. Egli ama la principessa figlia di vostra maestà; volete accordargliela in isposa? — Mia figlia,» rispose il re «è la schiava di Giuder; non ha che a comandare.» Subito la domane furono celebrate le nozze colla massima pompa. Essendo poi il re morto poco dopo, il divano offerse la corona a Giuder, che l’accettò. Fece fabbricare una moschea alla quale assegnò ricche donazioni, ed il quartiere della città nel quale ergevasi il suo palazzo, ancor oggi si chiama il quartiere di Giuder. Al suo avvenimento al trono erasi egli sollecitato d’innalzare al grado di visiri i due suoi fratelli Selim e Salib; ma rodendo l’invidia di continuo il loro cuore, nè potendo sopportare il pensiero d’essere soggetti al fratello, formarono una trama per impossessarsi del suo anello, nel qual disegno, invitatolo ad un banchetto, lo avvelenarono. Allorchè il veleno ebbe prodotto il suo effetto, Selim s’impadronì dell’anello di Giuder, e chiamato il genio, gli comandò d’uccidere il fratello Salib. Quindi, convocato il divano, dichiarò di essere signore dell’impero in virtù dell’anello; i grandi rimasero colti da tal timore, che non osando dire una sola parola, gli resero omaggio, e lo riconobbero per loro re.

«Il nuovo sultano cominciò il suo regno ordinando i funerali del defunto re, ed in pari tempo i preparativi del matrimonio, che voleva contrarre colla regina. Al qual proposito il divano gli fece rispettose rimostranze, e lo supplicò ad attendere che