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gare e gli perdonò, facendogli nello stesso tempo dono del suo kaftan, ed invitandolo a pranzo.
«Allorchè il re fu tornato al suo palazzo, si chiuse in camera col visir, per concertare con lui ai mezzi di guarentirsi da un uomo che per la sua possanza pareva tanto pericoloso. — Temo, » soggiunse, «che voglia impadronirsi della mia corona. — Della vostra corona!» ripreso il visir; «cosa volete che ne faccia? Non è forse più potente di tutti i re della terra? Ma se lo temete, perchè non cercate d’imparentarvi seco lui? La principessa vostra figlia è mirabilmente opportuna a stringere quest’alleanza. — «Siete un abile politico, mio caro visir, » disse il re, «e m’affido tutto su di voi per la condotta di questo dilicato affare. — Se vostra maestà vuol seguire il mio consiglio, »rispose il visir, «ella dee invitar Giuder a recarsi qui, e mentre discorrerete assieme, vostra figliuola passerà come un baleno davanti alla porta dell’appartamento dove vi troverete. Dico come un baleno, per eccitare vie meglio la curiosità di Giuder. Ha egli un’immaginazione tanto romanzesca, ch’io son certo s’invaghirà perdutamente d’una bellezza cui non avrà fatto che travedere un istante. Mi domanderà chi è, ed io gli dirò essere la principessa vostra figliuola. Così lo indurò a chiedervela in consorte, ed allora passerete giorni felicissimi in intima unione con vostro genero.» Il re approvò il progetto, e sul momento ordinò i preparativi della festa, dove voleva far comparire la figlia. Bella di tutti i doni della natura, passò la principessa, dinanzi alla porta dell’appartamento nel quale Giuder stava seduto a mensa; appena il giovane la vide, gettò un grido di sorpresa, avendolo amore ferito con tanta forza, che un tremito universale gl’invase le membra. — Che cosa avete?» gli chiese lo scaltro visir. — Ah!» rispose Giuder, «quella beltà celeste che m’è apparsa, mi ha rapito il