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convocò il divano ed i grandi dell’impero per partecipar loro più non esservi una sola moneta in tutto il tesoro. Niuno sapeva cosa rispondere; l’uffiziale di polizia, che aveva udito il contrasto de’ due fratelli, fu il solo che si arrischiasse a parlare. — Sire, » disse, «sono accadute cose ancor più maravigliose. Facendo stanotte la ronda, ho udito un gran rumore di voci, di martelli, di trivelle, ed al levar del sole vidi un magnifico palazzo, in un sito dove ier sera non ce n’era la minima apparenza. Mi sono informato da chi fosse abitato, e mi fu risposto da Giuder, da sua madre, ed anche da’ suoi due fratelli, i quali, usciti di prigione, vivono adesso come principi. — Mi si conducano, » gridò il re, pieno d’ira, «questo miserabile Giuder ed i suoi fratelli; mi siano condotti all’istante! — Permetta vostra maestà, » riprese il visir, «di darle un consiglio ed indurla a non agire con troppa precipitazione in tale circostanza. — Ebbene! qual consiglio? — Credo, » rispose il visir, «che sarebbe meglio adoperare prima con Giuder la dolcezza: vostra maestà lo faccia pregare di venir da lei, e lo interroghi come tanti beni gli siano venuti in una sola notte. —

«Il re incaricò di tale messaggio un emiro della sua corte, rinomato per prudenza, il quale, giunto alla porta del palazzo di Giuder, vide seduto sur un seggio d’oro il capo degli eunuchi, il quale però non gli mosse incontro, e nemmeno si alzò. Era quel capo degli eunuchi il genio dell’anello in persona. L’emiro, offeso da quella mancanza di rispetto, lo caricò d’ingiurie, e volle anche percuoterlo col suo bastone d’acciaio, non sapendo di aver a fare con un genio; ma questi, toltogli il bastone, glielo fe' giuocare sulle spalle, e volendo le persone del seguito dell’emiro, colle sciabole sguainate, venire in aiuto del loro signore, il genio li scacciò in un batter di ciglio.