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dre, » rispos’egli; «or ora li rivedrete sani e salvi.» e nello stesso tempo comandò al genio di ricondurglieli: rimasero coloro molto stupefatti allorchè trovaronsi dinanzi a Giuder, e versarono lagrime di vergogna e pentimento. — Non piangete, » disse loro questi; «il demonio della cupidigia si è impadronito di voi, e fu egli che vi aizzò contro di me; ma io vi perdono, come Giuseppe perdonò a’ suoi fratelli che l’avevano gettato in un pozzo.» Poi raccontò le sue avventure, e chiese in qual modo il re li avesse trattati. Narrarongli come avesse fatto dar loro le bastonate, dopo averli spogliati dei diamanti e del sacco incantato. — Li ricupereremo subito, » disse Giuder. E chiamato il genio, gli comandò non solo di portargli tutti i tesori del re, ma anche di fabbricare, nella notte medesima, un superbo palazzo, ed ammobigliarlo di tappeti e sofà colla più rara magnificenza. Il genio dell’anello, adunati subito i compagni, si accinse sul momento all’opra: cominciò a tagliare con essi le pietre, allestire i legnami, stenderei tappeti, dipingere e dorare, di modo che il palazzo trovossi compiuto prima del sorger del sole. Soddisfattissimo ne rimase Giuder, e sceltolo anche per residenza della madre, comandò al genio di condurgli quaranta schiavi negri e quaranta bianchi, con altrettante schiave abissine e circasse. Destinò le schiave alla madre, e prese gli schiavi per suo servigio e dei fratelli, i quali erano allora come visiri, mentre egli faceva le parti di monarca.

«Allorchè il tesoriere del re Scemseddaulet entrò nel tesoro, qual non fu il suo stupore di trovarlo vuoto, poichè il genio n’aveva levato non solo il sacco incantato ed i diamanti di Giuder, ma benanco tutto quanto c’era. Corse il tesoriere sollecito ad annunciarlo al re, il quale, entrato in gran furore,