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bene dal rivelare giammai questo segreto a chicchessia. —
«Giuder, preso commiato dal Mogrebino, tornò sano e salvo al Cairo, dove trovò la madre in preda alla disperazione, e seduta in un angolo della casa, dalla quale erano state levate tutte le mobiglie. — Che cosa avete, o madre?» sclamò egli. Non seppe la buona vecchia frenare le lagrime dalla gioia che provava rivedendo il figlio, e gli raccontò come i dissoluti fratelli avessero scialaquato al giuoco il poco danaro lasciatole partendo, ed aggiunse che morivano di fame al par di lei. — Oh! quanto a questo, » riprese Giuder, e c’è modo di rimediarvi; ecco un sacco che ci somministrerà il più splendido banchetto. — Perchè scherzare?» rispose la madre;«veggo bene che è voto. — Non ischerzo, non avete se non a dire quello che desiderate. — Or bene, pane e formaggio. — Oibò! è troppo magro pasto; so meglio di voi cosa ne occorre: arrosto, riso colle spezie, un’insalata di cocomeri, salsicce, focacce mielate, del bakliwah1, del kataif2 e sorbetti. — Basta! basta!» sclamò la madre, credendo sempre che il figliuolo volesse scherzare. Allora Giuder pronunziò le parole insegnategli dal Mogrebino per farsi obbedire dal genio del sacco, e ne trasse fuori tutte le vivande nominate con grande stupore della madre; il giovane, narratole come quel sacco maraviglioso fosse venuto in suo possesso, le raccomandò di custodire il più grande segreto.
«I fratelli di Giuder, uditone il ritorno, vennero a salutarlo; egli li accolse bene, e li fece sedere a tavola con lui. Finito di mangiare, volevano raccogliere i rimasugli, ma Giuder disse loro di distribuirli ai