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cammino da circa un paio d’ore. — È vero, » rispose quello, «eppure abbiamo percorso uno spazio ehe esige ordinariamente il tempo d’un mese: questa mula è un genio che fa, in un sol giorno, il viaggio d’un anno; ma ne ho moderato il corso per non istancarvi.» Così proseguirono la loro via, provvedendo sempre la valigia ai loro bisogni, ed in cinque giorni arrivarono a Mequinez.
«Ciascuno, passando, salutava il Mogrebino, e quando furon giunti alla sua casa, bussò alla porta, che gli venne aperta da una giovane bella e svelta come una gazella sitibonda. — Aprici il padiglione, figliuola, » le disse il Mogrebino. — Sono ad obbedirvi, » rispos'ella. Poi, avendo la giovane levata la valigia dal dorso della mula, le disse: — Torna al sito donde venisti.» E tosto apertasi la terra, accolse la mula nel suo seno. — Lode a Dio, » sclamò Giuder, «che mi liberò da simile montura!» Rimase la sua vista abbagliata dallo splendore e dalla moltitudine delle ricchezze che il padiglione racchiudeva. — Rahmeh, » disse il Mogrebino a sua figlia, «portami il bogtscià, che si trova dove sai.» Egli ne trasse primieramente un abito che valeva almeno mille pezze d’oro, e col quale vestì Giuder, poscia una mensa con ventiquattro piatti. Venti giorni passarono in tal guisa; ogni mattina il Mogrebino faceva all’ospite il presente di un abito di mille pezze d’oro, e la sera lo trattava ad una tavola di ventiquattro piatti, senza che si vedesse mai fumare la cucina. Il dì ventunesimo, il Mogrebino fece insellare due mule, e si pose in cammino con Giuder per andar ad aprire il tesoro di Sciamardal. Giunti sulla sponda d’un lago fangoso, smontarono; le mule tornarono addietro, e gli schiavi eressero una tenda, sotto la quale furono posti la valigia da viaggio ed i due vasi entro cui stavano i due pesci di corallo. Allora, avendo il Mogrebino