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Abdalmelek, figliuolo di Mervan, per cercare de’ vasi di bronzo che trovansi in questo mare, e ne’ quali stanno chiusi i geni ribelli sin dal tempo di Salomone. Vi saremmo obbligatissimi, se poteste procurarcene alquanti.» Tosto il re fece venire alcuni palombari, che dal fondo dell’acque riportarono dodici vasi chiusi col suggello di Salomone. L’emiro fece magnifici doni al re dei negri, e questo principe gli diede in contraccambio due vezzose figlie del mare, ch’eransi pescate insieme ai vasi di bronzo. Mussa ne fu lieto, stimando che il califfo dovesse essere ancor più contento di quegli esseri maravigliosi, che de’ vasi di Salomone.

«Mussa congedossi dal re de’ negri, e tornò felicemente a Damasco, attraversando l’interno dell’Africa e l’Egitto. Ascoltò il califfo col massimo piacere la relazione del suo viaggio, e si dolse vivamente di non averne fatto parte: quindi fece aprire ad uno ad uno i dodici vasi, ed udì i geni che, nell’uscirne, sclamarono: — Perdono, o profeta di Dio! d’or innanzi più non ti saremo ribelli!» e disparvero; spettacolo che empì di maraviglia il califfo e tutta la corte.

«Quanto alle figlie del mare, furono poste in una vasca piena d'acqua, ove nondimeno perirono a cagione dell’ardore del Semum. Donò il califfo pellicce d’onore a tutti quelli che parteciparono al viaggio, poichè, quanto a ricchezze, ne aveano riportate abbastanza dalla città di Bronzo.

«— Sia lodato Iddio!». disse il califfo; «non v’ha che Salomone al quale sia stata accordata simile potenza!» Desiderando l’emiro Mussa di scrivere quanto aveva veduto nel viaggio, non volle più prender parte agli affari del governo; ma pregato il califfo di concedere al figlio suo la propria dignità, ritirossi a Gerusalemme, e morì nel ritiro, dopo aver consacrati tutti i suoi ozi a questa veridica relazione del suo viaggio.»