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tozzo di pane. La fame consunse i miei sudditi al par di me; l’angelo della morte s’impadronì dell’anime nostre, e noi restammo, come vedi, esempio ai secoli futuri.»

«L’emiro Mussa versò torrenti di lagrime, nel leggere quelle commoventi sciagure, e continuò la sua lettura colla più viva emozione:

«Il timore di Dio è il principio della sapienza. Tutto finisce alla fine colla morte. O figlio degli uomini! impara dall’esempio di quelli che ti han preceduto a diventar saggio. Non aver duro il cuore, nè insuperbire della tua potenza. Ti ho già chiesto e ti domando di nuovo: Dove sono i tiranni dei secoli passati? I Faraoni, i Nembrotti, gli Alessandri bicorni? Furono tutti annientati colla loro schiatta, per vendetta di Dio, ch’è il sovrano della terra.

«O viaggiatore, tu che vieni in questa città, non abbandonarti al mondo ed ai suoi vani piaceri. Pentiti de’ tuoi falli, temi il Signore, fa il bene, e pel giorno del giudizio raccogli copiosa messe di buone azioni. Quegli a cui Iddio permise di penetrare in questa città, può asportarne tutto ciò che più ti gli piace. Non toccare il mio corpo, ed osserva anche verso i morti le leggi del pudore. Chi osasse violarle, e che, attirato dalla mia beltà e da voluttuosi desiderii osasse stendere su di me una sacrilega mano, riceverebbe sull’istante il castigo della sua temerità.»

«L’emiro fu per essere soffocato dai singulti, ma rinvenuto alquanto dalla profonda emozione, prima sua cura fu di trascrivere diligentemente quell’iscrizione; poscia impose ai servi di portar via quant’oro e perle potessero, ma di non toccare nè il letto, nè le vesti della principessa. — Sarebbe però vergogna,» disse Talib, figliuolo di Sebi, «che non prendessimo, pel tesoro del califfo, questo splendido diamante. — E non avete lette le minacce contenute nell’iscrizione?» oppose l’emiro. — Follie!» ripigliò Talib; «le principesse non se ne offendono quando son vive, e molto meno quando sono morte.» Si dicendo, volle salire sul letto della real donna; ma d’improvviso alzarono i due schiavi, questi la picca, l’altro la sciabola, e lo percossero a un tempo sulla testa e nel