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Avendo Abdalaziz, fratello del califfo e vicerè d’Egitto, letto il foglio, se lo pose, sul capo in segno di obbedienza, e più non attendeva se non l'arrivo di Mussa, figlio di Nassir e vicerè dell’Africa occidentale, per cominciare la prescritta ricerca. Questi giunse infine, e si pensò a trovare una esperta guida.

«In un consiglio di stato, convocato a tal uopo, fu prescelto lo sceik Abdos-Samed Ben Alkodos Almasudi, il quale, durante la sua lunga carriera, aveva percorse molte regioni della terra. Fattolo dunque chiamare, gli si fe' conoscere la brama dei califfo, pregandolo di secondare quest’impresa colle sue cognizioni. — La via è lunghissima e poco frequentata,» disse lo sceik. Il governatore d’Egitto gli domandò quanti giorni ci volevano. — Due anni ed un mese,» colui rispose, «per andare, ma molto maggior tempo a tornarne; inoltre, si va esposti a mille pericoli, e dovete prendere buone misure per mantener la pubblica tranquillità, durante la vostra assenza. —

«Abdalaziz affidò le redini del governo al figlio Aaron, giovane principe dotato di carattere fermo e capace di dirigere con mano sicura le redini dello stato, e provveduto così alla sicurezza del regno, si preparò a partire. — Fate caricare mille camelli,» disse lo sceik Abdos-Samed, «d’acqua chiusa in vasi di rame, poichè dovremo attraversare un deserto di quaranta giorni di cammino, dove ci troveremo, senza una goccia d’acqua, esposti al soffio ardente del Samum1. Inoltre, fate caricare mille altri camelli di

  1. Quasi tutti i viaggiatori che visitarono l’Oriente parlano di questo vento, al quale gli Arabi del deserto, stante i funesti suoi affetti, diedero il nome di samum, cioè veleno. Il suo calore produce spesso la morte, ed è portato ad un grado così eccessivo, dice Volney, ch’è difficile farsene un’idea senza averlo provato; ma si può paragonare l'impressione a quella che ricevesi da un forno nel momento di cavarne il pane. Guai ai