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«Giamaspe aprì la cassetta, e vi trovò i cinque fogli, che contenevano, non già le scienze misteriose ed i segreti della natura (poichè tutta quella parte era andata sommersa nell’Oxo), ma un sommario di tutte le cognizioni fondate sulla sana ragione. Questi cinque fogli non contenevano adunque se non la vera scienza che acquistar si può nei libri, e che, da quel tempo, si è sparsa sulla terra. Tutte le altre cognizioni, che sono il partaggio degli uomini, e delle quali si gloriano, appartengono a quel genere di scienze, che furono impartite a Giamaspe allorchè bevve la seconda ampolla dell’essenza della regina dei serpenti, oppure alle false conoscenze che gonfiano e cagionano pronta morte, come accadde al prosuntuoso visir.»

Sorgeva l’alba quando Scheherazade cessò dal lungo e maraviglioso racconto. Schahriar, attonito della prodigiosa memoria della consorte, le permise di cominciarne un altro, cui ella s’accinse in codesti sensi:

NOTTE DCLXXXVIII-DCC

LA CITTA’ DI BRONZO.

— Il califfo Abdalmelek, figlio di Mervan, della famiglia degli Ommiadi, che aveva stabilito la sua residenza a Damasco, discorreva un giorno, co’ suoi cortigiani, della vasta e maravigliosa potenza del re Salomone, ch’erasi assoggettati gli uomini e gli animali, ed avea chiusi molti geni in certi vasi di bronzo, suggellati col suo sigillo.

«Talib, figlio di Sebi, raccontò, tra l’altro sorprendentissime avventure, che una volta, in un viaggio fatto alle Indie, il suo vascello era stato buttato sulle