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se: — Chi ama lui, ama me; chi l’onora, mi onora; chi gli obbedisce, obbedisce a me.» Tutti i grandi pertanto sollecitaronsi a render omaggio a Giamaspe, ed il re, rivestitolo d’una veste d’onore adorna di diamanti e di pietre preziose, gli fe’ dare inoltre dugento mamelucchi ed un gran numero di cavalli di pregio, senza contare i camelli, gli armenti ed i muli. Investito della carica di primo visir, tornò Giamaspe a casa accompagnato da tutti gli emiri, dai visiri e dai governatori, ben lieti di fargli la corte. Recatisi da lui i suoi antichi compagni i legnaiuoli, egli li accolse colla maggior benevolenza, quindi recossi al palazzo del defunto ministro, e ne prese possesso.

«Così Giamaspe legnaiuolo, uscendo dalla profonda sua ignoranza, divenne, per effetto dell’onnipotenza divina, gran visir, ed il più dotto ed illuminato degli uomini in tutte le materie. Un giorno, ei disse a sua madre: — Com’è possibile che mio padre Daniele, quel gran profeta, non m’abbia lasciato nulla?» Ricordossi allora la donna dei cinque fogli di carta che il marito le avea ingiunto di chiudere in una cassetta per consegnarli al figliuolo. — La tua eredità,» rispos’ella, «consiste in cinque fogli che formavano parte d’un libro di proprietà del beato tuo padre. — Dove sono questi fogli?» chiese Giamaspe; «e cos’è accaduto del resto del libro? «— Devi sapere, figlio mio, che il santo tuo padre possedeva un libro racchiudente tutti i segreti della natura, e del quale voleva servirsi per trovare un rimedio contro la morte. Passeggiando sulle sponde dell’Oxo, leggeva attento quel libro, quando d’improvviso apparì l’angelo Gabriele, il quale battè sì forte sul libro, che lo slanciò nell’acque del fiume, e non ne rimasero se non i cinque fogli che tuo padre teneva in mano. Questi cinque fogli, accuratamente da lui conservati, formano tutto il retaggio ch’egli ti ha lasciato. —