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è lecito accostarmi. Mi collochi egli in un bacino di porcellana, e mi porti sulla testa.» Fece il giovane quant’essa ordinava, e si posero in via per tornare al palazzo. Strada facendo, la regina susurrò a Giamaspe nell’orecchio: — Allorchè saremo nella casa del visir, egli ti ordinerà di spaccarmi in tre per farmi morire. Niega di obbedire, e lascia fare a lui stesso tal operazione; egli non mancherà di tagliarmi; ma in quel medesimo istante il re lo manderà a chiamare, il visir mi metterà in un vaso di rame che porrà sul fuoco, e t’incaricherà di farlo bollire durante la sua assenza sinchè faccia spuma. Ti comanderà poscia di prendere quella prima schiuma, riempirne un vaso, e lasciatala raffreddare, di berla come rimedio universale per ogni sorta di mali, poi di far bollire una seconda volta il vaso, riempire di spuma un secondo vaso e custodirlo sino al suo ritorno. Ma io ti consiglio di cambiare il vaso col visir; vedrai l’effetto che produrrà il primo, e quanto al secondo, ti assicuro che ti comunicherà tutti i generi di scienza e di sapienza. Metti la mia carne in un piatto di bronzo per presentarla al re, il quale, dopo averne mangiato, si pulirà la bocca. Da prima proverà un gran calore nell’interno, talchè converrà dargli una bevanda refrigerante, ma coll’aiuto di Dio avrà in breve ricuperata la salute. —
«Appena la regina ebbe finito di dirgli tali cose, si giunse alla casa del visir. Allora questi pregò Giamaspe di tagliare in tre la regina de’ serpenti; ma ei ricusò di farlo, ed il visir s’incaricò in persona dell’operazione. Pianse il giovane amaramente vedendo quegli apparecchi, ma il visir non fece che riderne, e percuotendo l’infelice regina, ne tagliò il corpo in tre pezzi. Tutto accadde esattamente com’ella aveva predetto. Quando il visir fu tornato, domandò il secondo bicchiere: ma Giamaspe, dandogli il primo