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l'ebbe percorsa, disse al messaggero: Voi dunque siete l’inviato straordinario della vostra regina? Desidererei molto di farle la mia corte; permettete che vi accompagni. — Chiudete soltanto gli occhi,» rispose il serpente, «e vi troverete appiè della montagna dove la regina ha scelto la sua dimora ordinaria.» Chiuse Belukia gli occhi, e si sentì effettivamente trasportato al piede del monte; ma la regina allora non vi si trovava, essendo andata colle sue truppe sulla montagna di Kaf. Il serpente fe' quindi gli onori del palazzo, e lo pregò di raccontargli le di lui avventure dalla sua separazione dalla regina, sino al momento in cui aveva incontrato Giansciah. Belukia, il quale annoiavasi moltissimo, non volle restar oltre, e mostrò il desiderio di tornar a casa. Gli si disse che se tal era la sua intenzione, non aveva che a chiudere gli occhi; ei li chiuse, e nel medesimo istante trovossi nel suo palazzo sul monte di Mokatem, in Egitto.

«— Al mio ritorno,» prosegui la regina dei serpenti, seppi dalla bocca del serpente, ch’era stato mio ambasciatore straordinario, tutte le avventure che vi narrai.

«— Ma voi dimenticaste o regina,» disse Giamaspe, «di narrarmi il finè del viaggio di Belukia, dalla sua separazione da Giansciah sino al suo ritorno in Egitto.

«— Allorchè Belukia,» continuò la regina, «ebbe preso commiato da Giansciah, si fregò la caviglia de’ piedi per camminare sull’Oceano, e continuando la sua strada per parecchi giorni e varie notti, giunse alla fine in un’isola coperta di ricca e deliziosa vegetazione. In mezzo ad essa ergevasi un albero immenso, sotto al quale stava una tavola coperta di piatti di mille colori diversi; sulla pianta aleggiava un uccello co’ piedi d’argento, il becco di