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che facevamo il nostro viaggio annuale, i geni si fermarono qui, e Scems passeggiava sull’erba, allorchè un aspide le morse un piede, ed ella ne morì sul momento. Le sue schiave empirono l’aria di gemiti. Le si eresse la tomba che vedete, e tutto fu posto in opra per ricondurmi da mio padre; ma io feci preparare quest’altra tomba per me, e non attendo più che l’istante di scendervi. —

«Dopo aver in tal modo terminato il suo racconto, si mise a versare lagrime in maggior copia di prima, ed improvvisò questi versi:


«La mia magione, o mia diletta, non è più magione dacchè l’abbandonasti!

«Più il sole non sorge per me, e la dolce luce della luna più non brilla agli occhi miei.

«O tu cui non cancellerò giammai dal mio core, dove sei? O tu sì cara al mio core, oh dove se’ ita?

«Sei scomparsa, ed il mondo è per me divenuto uno speventevole deserto: deh! torna ad abbellirlo della tua presenza.

«Abbandonato è il tuo albergo, e la rugiada del cielo più non vi spande la frescura. Le sole mie lagrime bagnano l’asilo solitario della morte.»


«Cotesta storia colpì Belukia di stupore. — Principe, diss’egli a Giansciah,«nessuno più di me saprebbe compatire al vostro infortunio; ma non posso trattenermi più a lungo: abbiate dunque la bontà d’indicarmi la strada per la quale mi devo avviare.» E Giansciah sollecitossi a soddisfare alla sua domanda. —

«Ecco ciò che narrava Yamlikha, regina dei serpenti, a Giamaspe, di cui somma fu la maraviglia. — Regina,» le diss’egli,«termina così questa storia? — Eccone la conclusione,» essa rispose. «Sono or vent’anni ch’io inviai in Egitto un grosso serpente con una lettera per Belukia, il quale appena