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al padiglione, con tutte le dame d'onore. Per dieci intieri giorni non furono in quel luogo che feste ed allegrezze, e l’undecimo si tornò alla città, tutta brillantemente illuminata, colle strade coperte di tappeti preziosi ricamati d’oro; l’aria era profumata d’essenze di rosa e de’ più deliziosi odori, e per dieci giorni ciascuno si trovò come trasportato al terzo cielo. Il re fe’ chiamare tutti i geometri e gli architetti del regno per costruire il palazzo chiestogli dalla nuora, e siccome la felicità di quel principe era annessa alla veste di penne di colomba, venne chiusa in una cassetta d’oro, e collocata sotto le fondamenta del palazzo, avendola Giansciah, sempre timoroso che Scems la usasse per darsi alla fuga, tenuta nascosta diligentemente dacchè ella l’aveva lasciata dopo il loro viaggio per l'aria. Il sito dov’era la cassetta dovea rimanere un mistero per la principessa; ma essendo dotata d’un odorato sommamente sottile, appena entrata nel palazzo, sapeva già dove trovavasi il velo. Scems passò il giorno senza dimostrar nulla; ma giunta la notte, venne alla colonna sotto la quale giaceva la cassetta d'oro, la levò, prese la veste, e volando sul comignolo del palazzo, battè le mani per destare il principe. — Che cosa c’è?» gridò egli, stropicciandosi gli occhi. — Non è nulla,» rispose la donna, «mio caro, luce degli occhi miei, tesoro dell'anima mia! Io ti amo con tutto il core, e t’ho seguito in patria per vedere i tuoi genitori. Se pari è l’amor tuo per me, vieni a cercarmi nel palazzo dei Diamanti. —

«Ciò detto, volò via, e Giansciah cadde privo di sensi. I servi affrettaronsi ad annunziare al re Tigmos quant'era accaduto, ed egli, piangendo il destino del figlio, gli spruzzò in volto acqua di rose per richiamarlo alla vita. — Coraggio, figliuolo,» gli disse, «coraggio! Prenderemo informazioni, e troveremo