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lazzarsi intorno al bacino, e poi se ne tornano al loro paese. — E dove giace esso?» domandò il principe. — Non lo so davvero!» rispose lo sceik; «non è ciò che di presente ci debba occupare; bisogna piuttosto parlare della vostra partenza. Fate i vostri preparativi di viaggio, poichè sono per raccomandarvi agli uccelli che vi serviranno di guida. — Oh Dio!» sclamò il principe, nel trasporto della più viva passione; e mi è impossibile di partire senza aver rivedute le tre donzelle. È forza che contempli di nuovo quella che m’accese di sì violento amore; è forza che ne rivegga il viso, non fosse che per una volta all’anno. Se iddio,» continuava, «non volesse che tante attrattive facessero nascere l’amore, non avrebbe creato il cuore de’ mortali sì facile ad infiammarsi! Se il cuor mio non fosse consunto dal fuoco dell’amore, le lagrime non mi solcherebbero le guance. M’esercito giorno e notte alla pazienza, ed ho il corpo notte e giorno in preda alle fiamme! —

«Gettossi poi ai piedi del veglio, scongiurandolo, in nome di Dio, ad aver pietà di lui. — Figlio,» rispose lo sceik, «vi giuro che non conosco quelle giovani; non so d’onde vengano, nè dove vadino, e non ho cosa migliore da consigliarvi, per calmare la vostra disperazione, se non d’attendere il periodo dell’anno, in cui torneranno qui. Allora vi nasconderete sotto gli alberi del giardino, e mentre si bagneranno, profittate dell’istante per impadronirvi dei loro abiti. Allorquando li avrete in vostro potere, non mancheranno di dirigervi le più belle parole del mondo, e vi faranno tutte le preghiere possibili per indurvi a restituir loro le vesti; ma se vi lasciate piegare, addio giovanotte! non le rivedreste più per tutta la vita. Trattenete gli abiti sin ch’io torni da’ miei colloqui cogli uccelli, ed allora procurerò di far piegare le cose a seconda delle vostre brame.» Versarono