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denti da Gian. — E come si chiama il vostro paese? perchè vi battete? — Il paese nostro chiamasi la Terra Bianca,» risposero quelli, «e l’abbandoniamo una volta all’anno per venir a combattere i geni infedeli che devastano questa contrada. — È molto lontana di qui la Terra Bianca? — A settantacinquemila leghe, oltre la montagna di Kaf: questo paese chiamasi pure la Terra di Scedad, figlio di Aad1.
- ↑ Scedad, figlio di Aad, e, secondo altri, di Ornad, era della dinastia degli Hamyariti, e regnava sull’Yemen. Fece costruire, nella Siria, il giardino o paradiso terrestre d’Irem, al quale si lavorò per trecento anni, e che trovavasi presso ad una città magnifica che Scedad aveva fatta fabbricare nel medesimo tempo. Aveva mille porte; le mura ed i palazzi erano d’oro e di pietre preziose. — L’autore dell’opera persiana, Thofet-al-Megialis, dà una magnifica descrizione de’ giardini incantati d’Irem, dei quali parlò Masudi. Frequenti allusioni fanno i poeti orientali ai tesori ed alle delizie di quei luoghi maravigliosi. Secondo Ibu-Kessir, autore d’una storia araba del mondo, intitolata: Elbedayh-vel-Nihayeh, cioè il principio e la fine, gli edifizi maravigliosi d’Irem (una delle quattro maraviglie del mondo degli Orientali) esistono ancor oggidì in mezzo a deserti immensi; ma non sono noti se non per la testimonianza di alcuni viaggiatori isolati, i quali, di secolo in secolo, erano abbastanza fortunati da trovarne il cammino e tornarne, riportandone gemme di portentosa grossezza. —
tengonsi fedeli o ribellansi a Dio; poichè Maometto disse che lo scopo della sua missione era di convertire i geni, come anche gli uomini. Gli antichi Persiani pretendono, ed è credenza della maggior parte delle nazioni orientali, che questi geni abitassero il mondo prima della creazione d’Adamo; ma che essendo caduti infine nella corruzione, venissero cacciati verso la montagna di Kaf, dove rimasero vinti da Thamuraspe, uno degli antichi re di Persia. — V’hanno diverse specie di geni; le più conosciute sono: i gul, sorta di spiriti malefici, che fanno smarrire e divorano talvolta i viaggiatori: gli ifrit, specie di satiri o diavoli dei boschi, i kothrob, o diavoli dei deserti; i nisno, i mared, o fauni, i barbari od uomini acquatici; i saal, i sakaris, i devasik, gli havam, gli hamamis, ecc. — Vi sono ancora i divi ed i peri che rappresentano una gran parte nella mitologia de’ Persiani. Pretendesi che il vocabolo fata, in francese fèe, in inglese fairs, venga da peri, come ginn e dir furono cangiati in genius e divus, ma non è questo il luogo di discutere tale analogia.