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sulla testa d’un uomo, al cui fianco camminava Belukia. — È uso de’ figli degli uomini,» sclamò essa, e di maltrattare così chi non ha fatto loro verun male?» Belukia la rassicurò, dicendo che non le sarebbe fatto alcun male, e le sarebbe resa la libertà appena avesse lor insegnata la pianta che cercavano. La portarono quindi sur una montagna, dove cresceva gran quantità di piante d’ogni specie. Ma il maraviglioso fu, che all’avvicinarsi della regina, tutte quelle piante si misero a parlare a destra ed a manca, e ciascuna vantava le sue virtù. Finalmente, ne udirono una che diceva: — Io sono la pianta mirifica che conferisce la facoltà di camminar sul mare, quando col mio succo si soffreghino i piedi.» Offan pose in terra la gabbia, e colse di quella pianta quanto ne volle, ne spremette il succo, di cui riempì un fiasco, e ricondotta la regina de’ serpenti nella sua isola, le aprì la gabbia, ringraziandola della sua compiacenza. — E perchè coglieste di quella pianta?» chies’ella. Offan le manifestò che voleva cercare l’anello di Salomone, — Insensati!» sclamò ella; «non sapete che la possanza di Salomone consisteva in quell’anello, e che Iddio disse espressamente che niuno avrebbe mai la potenza del gran re? Avreste fatto meglio a rinunziare al temerario disegno, e cercare la pianta che a chi ne mangia procura salute eterna ed eterna giovinezza; cosa che sarebbe stata molto più vantaggiosa che non il fregarvi i piedi con quel succo per andar a passeggiare sui mari.» Tale discorso produsse profonda impressione nell’animo di Offan e di Belukia, i quali si dolsero di non aver conosciuta, nè cercata quell’altra pianta. Infine, preso congedo dalla regina, tornarono alla corte. — Ecco,» disse, terminando, la regina de’ serpenti, «la mia ultima avventura; la credo abbastanza sorprendente per avervi potuto interessare. —