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scere la pianta della quale abbisogniamo. Ho letto esser una pianta colla quale basta fregarsi la caviglia de’ piedi per poter camminare sulla superficie de’ mari; ed appena ella ne abbia procurata simil pianta, la porremo in libertà. Indi, spremuto il succo della pianta, ce ne ungeremo le caviglie e potremo ambedue camminare senza pericolo sui sette mari, sinchè ci siamo resi padroni dell’anello di Salomone. Col mezzo di esso penetreremo in quelle regioni tenebrose dove beremo alla fonte della vita1 e dove ti farò vedere Maometto. — Va bene,» disse Belukia, «non ho nulla da negarvi. —

«Il sapiente Offan procurassi una gabbia di ferro e due ampolle, una delle quali piena di vino, l’altra di latte. Imbarcatisi, fecero vela verso l’isola dove Belukia aveva lasciata la regina dei serpenti, e discesi a terra, Offan preparò la gabbia, entro la quale pose le due ampolle, poi si appostarono a certa distanza. La regina de’ serpenti, che non sospettava di nulla, venne vicino alla gabbia, ed essendo ghiottissima di latte, appena n’ebbe veduto, entrò, e bevve l’ampolla d’un sorso. Votò poi l’ampolla del vino, prendendolo pure per latte; ma quel liquore la piombò in un sonno profondo, ed allorchè la regina si destò, fu tutta sorpresa vedendosi portata

  1. Questa fonte di vita, che dà a chi ne beve la gioventù, la bellezza, la sapienza e l’immortalità, trovasi verso l’Oriente, in una regione di tenebre ed ignota (tra il Nilo e l’Oasi di Giove Aminone). È l’Ardnisur dei libri Zend. Secondo Erodoto, corre per l’interno dell'Africa. Alessandro Magno volle bere di quella sorgente di vita: ma il suo compagno Khizr, il Kedar degli antichi Persiani, ebbe solo quel vantaggio, mentre il monarca spandeva la coppa, afferrata con troppa precipitazione.— Il fatto storico che somministrò la favola del viaggio di Alessandro nel paese delle tenebre (i deserti dell’Africa), non sembra altra cosa che il suo viaggio al tempio d’Ammone nei deserti della Libia.