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mondo, raccomandò loro il proprio figlio. Poscia messo un lungo gemito, spirò. Il corpo suo fu esposto sul letto di gala, gli si fecero magnifici funerali, e si prestò giuramento a Behikia, che gli successe. Prima cura del nuovo re fu di enumerare i tesori del padre, e percorrendo le varie stanze dell’edifizio del tesoro, giunse finalmente in un gabinetto, dove vide una cassetta d’ebano posta sur una colonnetta di marmo. L’aprì e vi trovò entro un’altra cassettina d’oro, che racchiudeva un libro scritto in lode di Maometto, sino all’arrivo del quale debbono passar ancora molti secoli.

«Lesse Belukia quel libro con grande attenzione, e a un tratto concepì un affetto inesprimibile per Maometto, profeta di Dio. Adunò i magi ed i savi del popolo, e fece loro conoscere il contenuto del prezioso manoscritto. — Fonti della sapienza, profondità dell’intelligenza!» disse loro; «andate a levare dalla tomba la salma di mio padre, bruciatela, e spargetene al vento le ceneri! — E perchè, gran principe?» chiesero quelli. — Perchè mi tenne celato questo libro prezioso, ch’è un tesoro inestimabile, e racchiude tutta la sapienza d’Abramo e di Mosè.» I savi ed i magi lodarono lo zelo ardente del re per la cognizione della sapienza; ma lo supplicarono a non turbare le ceneri del genitore. Belukia si recò poi dalla madre, e: — Ho scoperto,» le disse, e un libro composto in lode di Maometto, profeta di Dio. Dopo che lessi tal libro, sento in me sì violento amore per Maometto, che bisogna assolutamente ch’io lo vegga, se non voglio soccombere alla febbre ardente che mi divora.» Credette la povera donna che il figliuolo avesse smarrito il giudizio, e si mise a piangere. — Che debbo fare?» sclamava; «che sarà di me se tu mi abbandoni? — Non so nulla,» rispose Behikia, «ma sento che non posso più a lungo trattenermi qui, e che debbo cercar Maometto. —