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lavoranti a ricovrarsi in una caverna vicina, dove, acceso un gran fuoco, vi sedettero intorno; Giamaspe sedè solo in un canto della grotta. Divertendosi a battere in terra per passar il tempo, notò che sotto a’ suoi colpi rimbombava il suolo; tal rumore gli suggerì l’idea di scavare in quel sito, ed a poca profondità scoprì una grossa pietra rotonda con un anello di ferro. A tal vista, Giamaspe provò estrema gioia, a cui parteciparono i compagni, allorchè ebbe loro palesata la sua scoperta. Pervenuti ad alzare la botola, trovarono una fossa piena, non d’oro, o d’argento come si aspettavano, ma di miele. Nondimeno era sempre un buon trovato, essendo la cavità profondissima, ed il miele allora si vendeva assai caro. I legnaiuoli decisero tra loro di far parecchi viaggi alla città per vendervi il miele, e durante quel tempo, Giamaspe dovea vegliare alla buca. Aveano già trasportato parecchi carichi, ed il miele traeva al suo fine, allorchè uno de’ legnaiuoli disse a’ compagni: — Giamaspe non mancherà di chiedere la sua parte di guadagno, come quegli che pel primo fece la scoperta; il miglior mezzo di sbarazzarci di lui, sarebbe di chiuderlo nella buca del miele.» Al loro ritorno nella caverna, pregarono Giamaspe di scendere nella fossa per raccogliere il resto del miele; ma quando gridò di volere risalire, niuno rispose. Si mise allora a piangere dirottamente, ed a raccomandarsi a Dio, sclamando: — Non v’ha forza e potere, se non in Dio onnipossente! —

«Intanto i legnaiuoli, recatisi dalla madre di Giamaspe, le dissero piangendo: — Dio vi dia lunga vita, invece del figliuol vostro Giamaspe! — Ah!» sclamò la madre; «che nuova me ne date? — L’asino del figliuol vostro,» risposero, «si è smarrito; il giovane andò a cercarlo, ma gettatosegli addosso un lupo, lo divorò, e l’asino con lui.» A tale racconto,