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l’oggi: le nozze sono la festa dalla quale risulta un bene generale; il debito cui sono costretti a pagare i cattivi debitori, è la morte; il martirio che ci segue sino alla tomba sono i figli ingrati; la gioia del cuore, è una moglie sommessa al marito; la schiavitù dell’anima è un servo buono a nulla; la malattia contro cui non v’ha rimedio, è una cattiva indole, e l’onta incancellabile, quella d’una fanciulla disonorata; l’animale che devasta i campi coltivati e compiacesi de’ deserti è la locusta, che ha la testa di cavallo, il collo del toro, le ali d’aquila, i piedi di camello, la coda di serpente, il corpo di scorpione e le corna della gazella. —

«Maravigliato di tanta sagacia e di tante cognizioni, il califfo permise alla bella Teveddud d’impossessarsi del mantello d’Ibrahim figlio di Nasami, il quale si confessò vinto. — Ora,» soggiunse Aaron, «più non mi resta che vedervi giuocare. Ecco uno de’ più bravi giuocatori di scacchi, che si misurerà con voi.» Teveddud si mise a giuocare, ed in un istante diede scaccomatto all’avversario. Alla seconda partita, gli donò un cavallo ed un rokh1; alla terza il visir; nondimeno tutto questo non impedì che non vincesse l’avversario. Il gran giuocatore di scacchi strappavasi la barba, laceravasi gli abiti, e giurò che più non giuocherebbe sinchè Teveddud si trovasse a Bagdad.

  1. Il rokh o roc è il nome d’un uccello favoloso, e che sulle scacchiere degli Arabi corrisponde a quello che noi chiamiamo la torre. Di là viene l’espressione irrocarsi. Il visir è la nostra regina; si capirà agevolmente che in questo giuoco militare, venutoci dall’Oriente, in cui le donne trovansi continuamente rinchiuse ne’ serragli, una donna nun poteva condurre la principale bisogna e decidere colpi decisivi. Nell’Oriente, il visir è il depositario del sovrano potere, e lo gentilezza europea l’ha cangiato in regina, come fece de’ rocchi in torri, e de’ corridori in alfieri.