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rali, accompagnati da tuoni e lampi, come i grani carissimi. Non si manca di canape, nè di cotone, ma d’aglio e di navoni... Il giovedì è sacro a Giove. In quell’anno che lo ha per primo giorno, il cielo è continuamente coperto di nugoli, e piove spessissimo. Il Nilo cresce come il solito; i frutti, i grani, i datteri, il cotone, la canapa, l’uva, il pesce, si ha tutto in gran copia... Il venerdì è il giorno di Venere. Se l’anno principia con esso, abbondanti riescono le rugiade, l’escrescenza del Nilo passabile; il cotone, al pari de’ grani, è a prezzo altissimo; grandi turbamenti e gravi disavventure si fanno sentire sulla terra e sul mare. L’uva ed i meloni si guastano affatto. Nascono moltissimi figli... Il sabato è di Saturno. Sgraziato l’anno che da tal giorno ha principio! poichè il Nilo mostrasi avaro, sebbene il cielo si vegga del continuo coperto di nubi. Gli abitanti dell’Egitto e della Siria mandano alte grida contro l’oppressione intollerabile. Sterili i campi e gli alberi, la fame succede alla guerra. —
«L’astronomo non sapeva più che domande fare, e per trarlo d’impaccio, Teveddud gli disse: — Adesso tocca a me; rispondetemi, o vi tolgo il mantello come a’ vostri colleghi. Ditemi dunque quante classi di stelle vi sono? —
«Indarno alzò l’astronomo gli occhi al cielo: nulla vi scoprì che lo potesse cavar d’imbarazzo. Abbassò quindi gli sguardi alla terra, e rimase muto, senza saper cosa rispondere. — Mi si dia il suo mantello!» disse Teveddud, e rispose alla propria domanda nel modo seguente:
«— Gli astri dividonsi in due classi: alcuni sono sospesi alla volta de’ cieli, come faci, per illuminare gli abitatori della terra e dissipare le tenebre durante le imprese de’ demoni che tentano di sollevarsi sull’orizzonte. È perciò che vien detto nel Corano: