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v’ha il cuore santo che spetta al credente; il cuor debole, che spetta all’infedele; il cuor vacillante, che appartiene al pusillanime; il cuore dell’eletto è il cuore del Profeta, ed il cuore illuminato è quello de’ compagni del Profeta. Vi sono cuori che appartengono alla terra ed altri al cielo; vi sono cuori schiavi dello loro passioni, e cuori che servono Dio; son vi cuori illuminati dai raggi della luce divina; cuori che apronsi alla beneficenza; cuori che racchiudono l’avarizia; cuori inaspriti dall’odio; cuori tremebondi pel timore; cuori che ardono d’amore; v’hanno cuori gelati dall’egoismo, cuori lacerati dall’invidia, e cuori gonfi d’orgoglio. —

«Il dottore dichiarò d’essere contento delle sue risposte. Permettetemi ora, Commendatore de’ credenti,» disse la schiava ad Aaron, «d’interrogarlo anch’io e di togliergli lo sciallo, se non sa rispondere. Ditemi dunque, gran dottore,» proseguì essa, «qual è il dovere de’ doveri (farz) il primo di tutti i doveri, e quello che deve precedere tutti gli altri, benchè siano di maggior importanza? —

«Il dottore restò muto, e la schiava, toltogli lo sciallo, rispose poi alla propria interrogazione nel modo seguente:

«— Il dovere de’ doveri è la conoscenza di Dio; il primo de’ doveri, cioè quello onde emanano tutti i doveri religiosi, è la professione di fede: Non v’ha altro Dio che Dio, e Maometto è il suo Profeta! ed il dovere che deve procedere tutti gli altri, è quella dell’abluzione, poichè bisogna purificarsi prima d’ogni altra cosa. —

«Il dottore si confessò vinto, ed andossene svergognato. Allora la bella Teveddud si rivolse al famoso Makarri, uno de’ piò celebri saggi del suo secolo, che possedeva cognizioni profonde nelle diverse maniere di leggere il Corano, e ne’ differenti rami della filo-