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dove chiamò pure tutti i mercatanti di Bagdad per essere testimoni dell’onore che far voleva al loro corpo, e si fece pur venire il primo cadì per compilare il contratto di matrimonio della principessa col kovagia Alì del Cairo. — Come!» sclamò questi; «un mercante può diventare genero d’un re? — Tu non sei più mercante,» rispose il monarca; «io ti elego visir ed intimo mio consigliere. — Sire, un’altra parola. — Parla, visir, parla senza timore. — Io sono già ammogliato da quindici anni, ed ho un figlio che ne ha quattordici; vorrebbe vostra maestà far passare al figlio il favore che si degni concedere al padre? — Ciò non mi sembra impossibile; fa venire tuo figlio. Come si chiama? — Hassan. — Hassan! è un bel nome pel figliuolo d’un visir. Si faccia venire. —

«Presentò Alì il figliuolo, che sedusse tutti i cuori per la bellezza e l’amabilità delle sue maniere. Applaudirono la regina e la principessa al nuovo cambio, e le nozze furono celebrate per un intero mese colla massima magnificenza. Il re fece costruire accanto al suo due palazzi, uno pei nuovi sposi, l’altro pel visir.

«Così vissero vari anni, godendo di felicità perfetta: ma in capo a tal termine, il re fu assalito da una malattia pericolosa, e non avendo figliuoli, pensò a darsi un successore. Radunò pertanto il consiglio per udirne in proposito il parere; ed i visiri, conoscean il desiderio, e che d’altronde amavano la principessa ed il suo sposo, accennarono Hassan come erede della corona. — Ah!» disse il re, «è forse per compiacermi che parlate così; ma bando ed ogni adulazione: fatemi sapere la vera vostra opinione. — Noi parliamo sinceramente,» risposero i visiri. — Ebbene,» continuò il re, «radunate gli emiri, i governatori, i cadì, gli imani, e mandatemi qui mio