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tuo padre; segui ora i suoi consigli, e rinunzia al genere di vita che conducesti co’ tuoi compagni di stravizzo.» Lo giuro Alì, e tenne una condotta del tutto opposta alla precedente; collocate in ampi magazzini tutte le sue ricchezze di stoffe e pietre preziose, si mise ad esercitare in Bagdad il commercio. Il re che dominava allora in quella città, avendo udito parlare di lui, desidero vederlo; Alì recossi dunque alla corte, preceduto da quattro schiavi, ciascuno de’ quali portava un gran bacile di porfido rosso pieno di diamanti di gran valore. L’accolse il re con bontà, e vedendo quelle rarità che superavano quanto egli possedeva in tal genere, colmollo di elogi, e l’assicuro del suo favore. Fatto poi chiamare il suo gran visir e di grandi della corte: — Che pensate,» chiese loro, «del merito di chi trovasi in istato di fare simili presenti? — Non può essere che un uomo del merito più raro,» rispose il gran visir. — Anch’io sono di questo parere,» ripigliò il re; «ed è per questo che ho risoluto di farlo mio genero, giacchè mia moglie e la mia figliuola troveremo il suo merito grande quanto voi medesimi, che siete fonte di sapienza.» E mandò i quattro bacili rossi alla regina. — Da chi riceveste questi regali, potente ed illustre principe?» chiese al re la consorte. — Mi sono stati offerti,» rispos’egli, «da Alì il gioielliere, uno de’ più ricchi mercatanti di Bagdad e del mondo intero. Ma, luce degli occhi miei, ei non deve superarci in generosità. Dobbiamo offrirgli in contraccambio una gemma che non ha l’eguale, una perla unica nella sua specie. Questa gemma senza pari, questa perla unica, è la principessa nostra figliuola. Moglie, che ne dite? I visiri hanno già proclamato il raro merito di quest’uomo; è amabilissimo e degno della nostra figlia. —

«Alla domane, il re convocò il consiglio di stato,