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loro tenerezza; ma essi mi costrinsero a passare la massima parte della notte seco loro, ed all’alba mi ritirai nella mia stanza.

«La mattina appresso, allorchè i giovani sposi furono usciti dal bagno, andai ad offrir loro i miei voti ed omaggi. Giabir mi regalò una borsa di mille zecchini: lo ringraziai. — Ma, se voleste farmi un piacere,» gli dissi, «favorite dirmi cosa ha potuto irritarvi a tal segno, e rendervi tanto infelice, parendomi adatto impossibile che quanto accadde alla toletta di Badur, com’essa raccontò, abbia eccitato talmente il vostro sdegno, se non avevate già sospetti. — Ammiro la vostra sagacia, Ibn-Mansur,» mi rispos’egli; «avete perfettamente indovinato, e vi racconterò la cosa senza mistero. L’origine della nostra malintelligenza proviene da uno scherzo narratomi da un battelliere di Sittal Badur, e che mi porse svantaggiosa idea di lei. Faceva ella un giorno una passeggiata sull’acqua con dieci sue schiave, fra le quali trovavasi la sua favorita morta testè. Questa, dopo aver preludiato su ventun tuoni, cantò, accompagnandosi col liuto, questi versi:

««Non sono gli uomini che corpi molli, ed i loro cuori sono duri come sassi,

««Quale singolar unione d’oggetti! cuori di pietra in corpi molli come l’acqua!»»

«Alzossi Badur piena d’ira, ordinò celiando alle schiave di lapidare la cantatrice, ed esse le scagliarono tante melarance, che ne fu quasi sommerso il battello. La sfrontatezza della schiava e quello scherzo mi spiacquero, e divennero per me l’origine di lunghi patimenti. —

«Qui Ibnal-Mansur terminò la sua storia, la quale produsse effetto si felice contro la veglia del califfo, che questo principe erasi già profondamente addormentato molto tempo prima che fosse finita.»