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«Mi decisi dunque a restare. Passai lietamente tutta la sera a bere e discorrere, ma però senza udire una sola nota di musica, sicchè ne manifestai al giovane la mia maraviglia. — Il tempo,» rispose, «non è ancor opportuno alla musica; nondimeno, poichè la desiderate, ne avremo.» In pari tempo chiamò una schiava, comparsa la quale con un liuto entro un astuccio di raso, preludiò su ventun tuoni diversi, e tornando al primo, cantò accompagnandosi collo strumento ciò che segue:
««Chi non assaporò le delizie dell’amore, non sa cos’ei perde per l’assenza dell’oggetto amato.
««Chi non ebbe mai arso il cuore d’ardente fiamma, ignora le delizie ed i tormenti dell’amore.
««Continua fiamma arse mai sempre nel mio cuore, ma una sera mi son precipitato nell’abisso.
««Il destino ci ha divisi, e noi dobbiamo sottometterci a’ suoi decreti, però ch’egli è il signore della nostra esistenza.»»
«Appena la schiava ebbe finito di cantare, il giovane diè un alto grido e svenne. Or non vedi,» mi disse la schiava, «ch’egli aveva ragione di dire non esser tempo favorevole alla musica? Ritiratevi,» aggiunse; «il mio padrone non risenserà per tutta la notte. Ecco la vostra camera da letto.»