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giuno.» Smeraldina, non avendo perduto nulla di quel discorso, comandò di condurle davanti l’uomo che aveva voluto prendere il piatto di riso, ed il popolo sostò dal mangiare per vedere come la cosa andasse a finire. — Come ti chiami,» chiese Smeraldina all’uomo ch’erale stato condotto, «e per qual motivo venisti ne’ miei stati?» Quel miserabile, ch’erasi incappucciato col turbante bianco, non permesso che a’ soli musulmani, rispose: — Mi chiamo Alì; sono tessitore di professione, ed era venuto qui per guadagnarmi il vitto col lavoro delle mie mani. — Recatemi,» soggiunse Smeraldina, «la mia tavola geomantica di romla 1 e la penna d’acciaio: tosto la verità si farà chiara quanto la luce del meriggio.» Allora si mise a far calcoli, indi alzata la testa, disse, dopo un momento di silenzio: — Tu menti, miserabile! sei cristiano, e venisti qui con ree intenzioni. Confessa la verità, o ti faccio troncare il capo. - Perdono! perdono!» gridò il cristiano, pieno di spavento, allorché si vide scoperto dalla possanza misteriosa del romla; «perdono, o gran re! avete ragione, sono cristiano.» Smeraldina comandò che fosse scorticato vivo, se ne gettasse il cadavere ai cani, e s’inchiodasse la pelle alle porte della città. Il popolo ammirò la sapienza e l’equità del re, e non dubitò non fosse profondamente versato nella scienza dell’astrologia.

  1. Romi o remi. Questo vocabolo, che in arabo significa sabbia in generale, significa pure, in particolare, una sabbia preparata sulla quale si tracciano parecchi punti che servono ad una specie di divinazione, da noi chiamata geomanzia, e dagli Arabi, Persiani e Turchi e’lm olrami. Tali punti, disposti in certo numero sopra più linee ineguali, descrivonsi pure colla penna sulla carta, e quello che indovina per mezzo di quest’arte chiamasi ramal. — Gli Orientali opinano diversamente rispetto all’invenzione di simile arte, poichè taluni l’attribuiscono a Edris, che è il profeta Enoch, altri al profeta Daniele. (d’Herdelot).