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tra le braccia Smeraldina, e si allontanò colla rapidità del lampo. — Che forza straordinaria è mai la tua!» sclamò Smeraldina; «eppure la vecchia mi aveva detto che camminavi a stento, tanto il dolore ti avea indebolito!» Nulla rispose il ladrone. La donna gli passò sul volto la mano, e sentendolo irto di peli, riconobbe l’error suo, e si mise a gridare a tutta forza: — Chi sei tu? chi sei? — Silenzio!» rispose il masnadiero; «sono Hirvan il Curdo, ed appartengo alla banda di Ahmed-ed-Deuf. Siamo quaranta, tutti buoni compagni al par di me, e spero che passeremo piacevolmente il tempo con te dalla mattina alla sera.» Quando Smeraldina vide in qual tremenda condizione l’aveva precipitata il suo sbaglio, graffiossi il seno e raccomandò l’anima a Dio ed il corpo al Profeta.

«La portò il ribaldo correndo sino ad una caverna situata fuor della città, dove il capo della truppa aveva dato convegno a tutti i suoi, e dove pur trovavasi la madre di costui per accoglierli. In quella stessa notte, il capobanda aveva assassinato e spogliato un uomo, il cui cavallo stava legato all’ingresso della caverna, e le vesti vedeansi nell’interno sotto la custodia della vecchia. Il masnadiero le consegnò la giovane, ed uscì tosto per andar in cerca di nuove avventure.

«— Ah! figlia mia,» disse la vecchia a Smeraldina; «qual felicità per voi d’esser vicina a questi quaranta allegri giovanotti! Che felicità è sentirsi giovani! — Sì,» rispose Smeraldina, dissimulando il suo divisamento; «ma vorrei prima entrare un po’ nel bagno per rendermi vie più degna di tanto favore, — Avete un’ottima idea,» replicò la vecchia; «anch’io amo assai la mondezza; ma da gran tempo questi porci mi trascinano seco loro senza che abbia potuto prendere un sol bagno, non avendo alcuno per istropicciarmi come si conviene. — Ve lo presterò io questo servigio, o madre,» riprese Smeraldina; «ne siete con-