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colei, e percorsi tutti i diversi quartieri della città, giunse infine alla casa del perfido cristiano, appunto nell’istante in cui Smeraldina provava i maltrattamenti ordinati alle schiave da Rascideddin. — Che cosa vi ha fatto quella povera figliuola,» chiese la vecchia, «per batterla in quel modo? — Noi lo facciamo bene contro voglia,» risposero le schiave; «ma siamo costrette ad obbedire agli ordini del nostro padrone. — Or via,» ripigliò la buona vecchia, «abbiate qualche pietà per lei, e non maltrattatela durante l’assenza di costui; fatemi il favore di scioglierla da’ suoi legami e darle un po’ di cibo.» Le schiave, il cui cuore non era indurito, la disciolsero e lasciaronla anche sola colla vecchia, la quale, cogliendo l’occasione propizia, le palesò il nome di chi veniva, e nello stesso tempo raccontandone di tenersi pronta alla finestra verso mezza notte, in cui Alisciar verrebbe a liberarla, portandola via in ispalla.

«Affrettossi la vecchia a tornare dal giovane per annunziargli la scoperta, e disse ad un tempo all’addolorato amante, che le schiave incaricate di custodire Smeraldina le avevano promesso di lasciarla slegata la notte appresso. Partì Alisciar nel medesimo istante, venne a sedere presso la indicata finestra, e risolse d’attendere colà la comparsa di Smeraldina: ma siccome le lagrime continue, strappategli dal dolore nel corso delle notti, l’avevano da lungo tempo privato del sonno, addormentossi profondamente in istrada.

«In quel frattèmpo passò un ladro, o vedendo Alisciar addormentato, gli rubò il turbante, e se lo pose in testa. Smeraldina, che trovavasi alla finestra, ingannata dal turbante, credè riconoscere nell’oscurità il suo diletto, e: — Vieni, vieni,» gli disse sotto voce; «son pronta a discendere. — Ecco una singolare avventura,» pensò tra sè il ladrone;» bisogna cercar d’approfittarne.» Allora, salito alla finestra, prese