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ciandogli le mani, «di ottenere a sì vil prezzo la possessione di simile tesoro! Ben si vede che siete favorito da una ventura tutta particolare.—

«Alisciar non potè trattenersi dal sorridere udendo tali parole. — E che!» disse tra sè; «non ho ancora mangiato in tutt’oggi, e s’immaginano ch’io abbia denaro bastante da far simile acquisto!» Chinò la testa e nulla rispose, vergognando di confessare l’impossibilità in cui era d’accettar la proposta.

«— Orsù,» disse la bella schiava, «conducetemi vicino a quel giovane; voglio parlargli, e determinarlo a comprarmi, essendo mia ferma risoluzione di non appartenere che a lui solo.» Presala per mano, il banditore la condusse ad Alisciar. — Diletto del mio cuore,» gli diss’ella, «volete comprarmi?» Per unica risposta, Alisciar scosse tristamente la testa. — Come!» riprese la schiava; «mi trovate forse d’un prezzo troppo alto? volete acquistarmi per novecento zecchini? — No! — Per ottocento? No! — Per settecento? — No, no.» La giovane continuò a diminuirei sino a cento zecchini, sempre ricevendo la medesima risposta. — Non posseggo neppure cento zecchini,»disse finalmente Alisciar. — Ve ne mancano molti?» chiese la schiava; «se ne aveste ottanta soli, pagherete il resto un’altra volta.» E si mise nuovamente a ribassare ancora la detta somma, tanto che infine; Alisciar l’interruppe dicendo: — Mia sovrana, non ho oro, nè argento: non posseggo, nemmeno uno zecchino, ed un’altra volta non avrò un quattrino di più. Laonde cercate altro compratore. — Fate quello che sono per dirvi,» rispose la bella schiava; e battete sulla palma della mia mano e passatemi intorno alla vita un braccio; è il segno che il contratto è conchiuso. —

«Avendo Alisciar fatto quando gli aveva detto la schiava, questa si trasse di tasca una borsa, e postagliela in mano: — Ecco mille zecchini,» disse; «con-