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da sedare la fame che lo tormentava, fu costretto a mendicare per le vie, senza che gli antichi suoi compagni di stravizzo degnassero d’assisterlo nella sua miseria. Venuto in quello stato alla maggior piazza della città, vide molta gente raccolta in circolo: accostossi Alisciar per vedere cosa fosse, e scorse in mezzo una schiava di grand’eleganza: le sue guance somigliavano alla rosa, e poteasi applicarle la descrizione seguente fatta da un poeta:

««Ella è uscita perfetta dalla forma della bellezza: non è troppo grande, nè troppo piccola.

««Le sue membra tondeggianti, offrono le più grate proporzioni; non è troppo pingue, nè troppo magra.

««Il suo volto è brillante come la luna. Tenera e flessibile fronda è la sua taglia; il fiato, soave profumo di muschio.

««Pare fatta coll’acqua delle perle; la bellezza del viso si riflette in tutte le patti del corpo, e su ciascun suo membro appare una luna.»»

«Alisciar, appena ebbe volti gli sguardi su quella leggiadra fanciulla, se ne invaghì perdutamente, e non sapendo cosa fare o dire, rimase immobile nel sito in cui trovavasi. Tutti quelli che lo circondavano, ignorando la sua rovina, e credendo che possedesse ancora le ricchezze paterne, non dubitarono ch’ei non fosse venuto per comprare la bella schiava. Intanto il banditore, accostatosi a questa, e mettendola all’incanto, gridava secondo l’uso: — Ricchi mercatanti, potenti compatriotti, popolo della città e del deserto! quanto volete offrire per questa bella schiava ch’è la sovrana della luna? Chiamasi Smeraldina, e la sua riputazione è una perla intatta. Fate le vostre offerte, piccoli e grandi. —

«Cinquecento venticinque zecchini furono in prima offerti. In quel mentre, giunto sulla piazza del mercato un uomo in età, chiamato Rascideddin, lo-