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mio che il cielo concede a chi osserva i divini precetti.»

L’aurora tingeva de’ vividi suoi colori l’orizzonte, quando la sultana cessò di parlare; la notte seguente cominciò un’altra novella, continuandola le successive in questi sensi:


NOTTE DC


STORIA


D’ALISCIAR E DI SMERALDINA.


— C’era una volta, nella provincia del Khorassan, un mercatante ricchissimo, il quale, benchè giunto al sessagesimo anno, divenne padre d’un figlio che chiamò Alisciar. Morì quindici anni dopo, non senza avere, al letto di morte, diretti al figlio saggi consigli sparsi di versi, ne’ quali spirava la morale più pura e sublime. Rese il giovane gli ultimi uffizi al padre, e poco appresso gli fu pure rapita la madre. Dedicatosi al traffico, come aveva fatto il genitore, passò così un anno intero senza discostarsi da quella saggia condotta; ma scorso tal tempo, si diede a frequentare i postriboli, ne’ quali scialaquò sì rapidamente le proprie sostanze, che tutti i tesori della terra non gli avrebbero potuto bastare. Alisciar trovossi quindi ridotto a vendere la bottega e quanto possedeva, talchè più non gli rimasero se non gli abiti che indossava. Vedendo dissipate l’illusione e svaniti tutti i suoi sogni di felicità, cominciò a fare tristi e dolorose riflessioni. Sprovvisto di tutto, non avendo nemmeno