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STORIA


DEL SULTANO NARRATA DA LUI STESSO.


«— Io non nacqui nell’alto grado che occupo. Sono figlio d’un ricco mercatante, che abitava un paese lontano assai da quello ch’io ora governo. Mio padre mi allevò nella sua professione, ed insegnommi, tanto po’ suoi precetti quanto coll’esempio, ad essere diligente, onesto e virtuoso. Aveva appena tocca l’età virile, che la morte mi rapì quell’ottimo genitore. Negli ultimi suoi momenti, egli diedemi i consigli più saggi che gli dettassero l’amor suo per me e la sua esperienza, e mi raccomandò soprattutto di non far mai alcun giuramento, per quanto, giusto e necessario a’miei interessi. Gli promisi di uniformarmi a tutti i suoi suggerimenti, ed in breve egli esalò l’ultimo sospiro, lasciando mia madre, mia sorella ed io immersi nel più sincero dolore. Esaminata l’eredità che m’era toccata, mi trovai in possesso d’un’immensa somma di denaro e d’un considerevole capitale di commercio, di cui pagai subito i due terzi a mia madre ed a mia sorella, che ritiraronsi in una casa di campagna. Poco tempo dopo, un mercatante avanzò pretese sui beni di mio padre per una somma quasi eguale a quanto possedeva; chiestigli i suoi titoli, egli, non avendone alcuno, appoggiò la giustizia della sua domanda con un giuramento solenne. Io sapeva ch’era falso; ma siccome erami impegnato a non farne giammai, non lo potei smentire, e fui costretto a pagare; lo che feci prendendo il tutto